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Appartenere a una comunità o a un luogo non deve portare all'isolamento e alla limitazione della facoltà altrui di appartenere a qualcos'altro. Per Carolin Emcke la vicenda privata di persona omosessuale diventa un ponte per denunciare le sclerosi identitarie del nostro tempo e per ricordarci che la risposta all'odio non può essere delegata. «La libertà non è qualcosa che si possiede, ma qualcosa che si fa» vivendo, così come la democrazia non è una conquista inscalfibile e richiede, dunque, un esercizio costante. Il suo è un appello all'unicità rivolto a ciascuno di noi: un'assunzione di responsabilità a cui siamo tutti chiamati.